Vita e morte
Ho preso consapevolezza della morte all'incirca verso gli otto anni. Mi stavo guardando allo specchio e ad un certo punto mi sono detto "un giorno, prima o poi, io non ci sarò più, non sarò più. Ho preso consapevolezza della morte ma, ciò che più conta, della vita, del fatto che c'è una netta contrapposizione tra questi due eventi, morte e vita, appunto.
Gli animali sono esseri inconsapevoli, nascono senza sapere di essere nati, vivono senza sapere di vivere ma, soprattutto, senza sapere che moriranno.
Per gli esseri umani il discorso è un po' più complesso in quanto sono esseri senzienti ed il loro approccio alla vita e, di conseguenza, alla morte può assumere sfaccettature diverse tra di loro.
Ci sono persone che vivono la propria esistenza come se non dovessero morire mai, come se il loro viaggio su questa terra non dovesse mai aver fine e non si pongono affatto il problema di affrontare almeno per una volta il discorso relativo alla morte almeno con sé stessi, tanto meno con gli altri.
C'è chi vive con la morte sempre addosso e, per questo motivo, non vede la vita che sta tutt'intorno e non riesce a godere appieno delle gioie che la vita, se vissuta con pienezza, riesce a regalare.
Ci sono persone, infine, che riescono a regalare a sé stesse una vita proiettata nel futuro tenendo conto che il futuro stesso non offre la possibilità di essere "quantificato" e che quindi cercano di cogliere il breve ma intenso attimo che un futuro prossimo riesce a dare.
Il progresso scientifico ha permesso di allungare la vita media delle persone, innalzando (e di molto) l'aspettativa di vita. Io credo che, piuttosto che rivolgere l'interesse alla lunghezza della vita stessa, sarebbe più affascinante provare ad espandere l'esistenza, a renderla più piena e più capace di contenere il più gran numero di attimi che, messi l'uno vicino all'altro, vadano a creare una vita da ricordare, da essere ricordata.
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